Storia

PREMESSA

Le informazioni riportate in queste pagine, sono notizie che ho appreso nel corso degli anni dai libri e, più recentemente, navigando sul web.
Ciò che segue, dunque, non vuole essere assolutamente un trattato storico, ma una semplice raccolta più o meno ordinata di notizie sparse, nella speranza di fornire un orientamento a chi si avvicina per la prima volta al mondo della carta piegata.
Le vostre segnalazioni di eventuali notizie imprecise, non univoche o errate saranno per me graditi spunti di approfondimento.




C'ERA UNA VOLTA L'ORIGAMI

Origami è una parola di origine giapponese che significa "piegare la carta" (o "carta piegata" in base al contesto in cui si usa) ed indica una tecnica che permette di realizzare figure e forme di svariati tipi mediante la sola piegatura di uno o più fogli di carta.

La storia dell’origami comincia probabilmente con l’invenzione della carta, che si fa risalire ufficialmente al primo secolo d.C. in Cina.
Lavorazione della carta
Il nuovo materiale aveva, tra gli altri suoi pregi, quello di poter essere piegato (e ripiegato) senza strapparsi, ma soprattutto di mantenere naturalmente la piega (non come le stoffe che richiedevano particolari trattamenti per ottenere lo stesso scopo).
L’origami potrebbe dunque aver avuto origine allora, anche se non esistono notizie precise in tal senso.

E' solo agli inizi del 600 d.C., però, che il Giappone e la carta si incontrarono, quando dei monaci buddisti portarono con se al di la del mare la tecnica per la fabbricazione della carta.
In Giappone questo nuovo materiale ebbe subito grande successo. Tuttavia, sebbene la sua diffusione fu piuttosto rapida, la carta, a causa del costo elevato, rimase per anni un materiale raro e pregiato, usato nelle cerimonie ed in generale nelle grandi occasioni.

E' facile quindi intuire come la carta non fosse un materiale per tutti, ma riservato solo a chi se lo potesse permettere.
Non dobbiamo però immaginare i nobili giapponesi del V e VI secolo d.C. intenti a creare modelli come li intendiamo noi oggi. La carta, infatti, veniva usata per creare figure astratte aventi un significato spesso simbolico e rituale. Il tutto guidato dalle stesse rigide regole formali che caratterizzavano la cultura e la società di quel periodo.

I più antichi esempi concreti di origami risalgono al periodo Heian (794-1185 d.C.).
Si tratta del periodo in cui l'impero giapponese raggiunse forse il massimo spendore di raffinatezza estetica, nonchè di massima diffusione della religione Shintoista. Fattori che diedero notevole spinta all'origami.
In molte cerimonie religiose infatti venivano usate riproduzioni in carta piegata di vari oggetti (da notare che la parola "kami" può anche significare "dei" oltre che carta). Dalle barche ai pesci, dalle lampade alle bambole raffiguranti la corte imperiale, si trattava di origami da utilizzare, durante le diverse cerimonie, come offerta propiziatoria o come abbellimento della stessa.

Altri esempi documentati dello stesso periodo sono la copertura della bottiglia di sakè (usanza tutt'ora eseguita come rito augurale nelle cerimonie nuziali Shinto), e le due rappresentazione della farfalla (maschio e femmina).
Farfalle maschio e femmina
Anche la rana è una forma che ha avuto origine nel periodo Heian. Con la valenza simbolica del "ritorno", era piegata e consegnata a chi doveva intraprendere un viaggio come augurio di buon rientro a casa.

Il periodo Kamakura (1185-1333 d.C.) vede la creazione del noshi.
Noshi
Abbreviazione di noshi-awabi (striscia di carne di mollusco marino seccata al sole) il modello del noshi era appunto utilizzato per avvolgere tale alimento. Questo mollusco era di grande importanza nell'alimentazione nel periodo Kamakura, ed era anche considerato simbolo dell'immortalità e per questo donato ai samurai in una solenne cerimonia.
L'onore di avvolgere un così importante elemento fece si che il noshi passasse da semplice contenitore, a simbolo del contenuto, fino a diventare esso stesso il dono.
E’ inoltre interessante notare che il noshi può essere considerato il vero capostipite dell'origami moderno, ossia realizzato esclusivamente tramite piegature e senza tagli.

Il periodo Tokugawa (1603-1867 d.C.), meglio noto come periodo Edo dal nome della città scelta come capitale dell'impero dallo shogunato reggente, segna un punto di svolta importantissimo per l'origami.
Fino all'inizio del XVIII secolo infatti, le tecniche per piegare i vai modelli erano sempre state tramandate oralmente di generazione in generazione.
Clicca sulla foto per vedere il libro
Nel periodo Edo invece fanno la loro apparizione i primi libri con le istruzioni. Il primo e forse più famoso è Piegatura delle mille gru di Sembazuru Orikata pubblicato nel 1797, con riferimento alla gru come simbolo di immortalità ed alla relativa leggenda secondo cui, una volta piegate mille gru, è possibile vedere realizzato un proprio desiderio (pratica viva e sentita ancora oggi).
Successivamente vennero pubblicati altri libri contenenti le istruzioni per la piegatura dei modelli classici dalla tradizione orale (gru, rane, stelle, scatole, bamboline, decorazioni). si può affermare che da questo momento fino alla mascita dell'origami moderno ad opera di Akira Yoshizawa, la tendenza è stata quella di tramandare i modelli classici, piuttosto che evolvere tali forme in qualcosa di nuovo.

Tra il XVI ed il XVII secolo, in Europa, si assiste alla nascita e diffusione di un origami parallelo a quello che si era originato in estremo oriente.
In Spagna, forse anche grazie all'influenza culturale dell'occupazione moresca, iniziano ad essere utilizzati particolari sistemi di piegatura dei tessuti inamidati.
Oltre alle più note gorgiere
Gorgiera
sono molto diffuse anche le piegature plissettate di tovaglioli e salviette ad uso decorativo.

PAPIROFLEXIA è il nome che gli spagnoli danno al proprio origami per indicarne appunto l'autonomia di nascita ed evoluzione.
Il più famoso modello di Papiroflexia, che spesso ne è divenuto anche l'emblema, è la Pajarita.
Pajarita
Stilisticamente essenziale, e base per molte varianti, la Pajarita può essere accomunata per importanza al modello della gru dell'origami giapponese.

Sempre in Europa, nel 1700, è molto diffuso "Il ventaglio magico": una larga striscia di carta pieghettata a fisarmonica nei due sensi che, sapientemente manipolata, poteva dare origine a svariate figure, con un effetto quasi magico (spesso infatti i maghi/illusionisti/prestidigitatori avevano nel loro repertorio numeri basati sui cosiddetti origami multiforma, modelli cioè che con poche mosse potevano cambiare radicalmente il proprio aspetto).

Con l'era moderna l'origami prende nuova vita, e si sviluppa prepotentemente l'origami creativo
Come già accennato il capostipite di tutto ciò è, almeno secondo il mio parere, Akira Yoshizawa. Ambasciatore dell'origami creativo nel mondo, oltre ad averci regalato dei veri capolavori, ha avuto il merito indiscusso di aver creato il linguaggio scritto dei diagrammi degli origami.
Le terminologie "piega a monte" e "piega a valle" e le relative rappresentazioni (tratteggio=valle, doppio punto e tratto=monte), le dobbiamo al suo genio. Così come tanti altri sistemi di rappresentazione.
Piega a monte
Piega a valle


In un mondo in cui ognuno parla la propria lingua, crearne una comune è cosa non comune.

Da Yoshizawa in avanti gli esempi di grandi maestri moderni non sono certo pochi, e sempre più spesso l'origami supera i limiti dell'arte pura, fornendo spunti e soluzioni per problemi tecnologici (dagli air-bag ai pannelli solari della stazione spaziale internazionale).

L'origami è un arte in divenire


Principali fonti web (che ringrazio)

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